Teorie sulla scelta del/della partner
Tutte le società umane prevedono cerimonie, più o meno formali, per celebrare l’unione fra due persone che vengono a formare una nuova coppia. A livello individuale, la maggior parte delle persone si coinvolge in un rapporto stabile ad un certo punto della propria vita (Buss, 1994).
Nelle società umane, l’accoppiamento di preferenza è assortativo, cioè non casuale (vedi Buss, 1985), nel senso che gli individui cercano nell’altro/a caratteristiche simili alle proprie per età, etnia, estrazione sociale, gusti, preferenze, ecc.).
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Mariti e mogli tendono ad essere molto simili fra loro in termini di età, razza, religione, status socio-economico, livello di istruzione, e posizione geografica. I due partners sono inoltre simili nel livello di attrattività e nelle caratteristiche di personalità.
Alcune caratteristiche sono molto apprezzate da entrambi i sessi, tuttavia, secondo la psicologia evoluzionista, a causa della selezione sessuale, fra i due generi vi sono preferenze un po’ diverse. Ad esempio, mentre entrambi i sessi cercano ‘gentilezza’, ‘conoscenza’ e intelligenza, gli uomini sembrano prestare maggiore attenzione alle doti estetiche della partner, mentre le donne pongono invece maggiormente l’accento sulle ‘possibilità di guadagno’ di lui.
La terapia di coppia offre un percorso verso il cambiamento,
immediato e duraturo.
Buss & Barnes (1986) hanno proposto a 92 coppie sposate 76 caratteristiche del/della partner, che essi dovevano classificare in ordine di desiderabilità. Entrambi i sessi hanno valutato ai massimi livelli le seguenti caratteristiche: ‘buon carattere’, ‘premuroso/a’, ‘onesto/a’, ‘affettuoso/a’, ‘affidabile’. Le caratteristiche maschili più richieste sono state le seguenti: ‘capacità di relazionarsi con i bambini’, ‘buone capacità di guadagno ‘, ‘ambizione’. Le caratteristiche più ricercate nelle donne sono state: ‘attraente’, ‘buona cuoca’ e ‘poco propensa a spendere’.
In un sondaggio svolto in 37 Paesi di cultura diversa, su 10.000 partecipanti, Buss (1989) ha testato queste preferenze per capire se esse potessero essere generalizzate.
I partecipanti dovevano scegliere fra le 18 caratteristiche di un/una potenziale partner, utilizzando una scala a 4 punti.
Risultati: 36 su 37 donne hanno preferito ‘buone prospettive finanziarie’ ‘cultura’ e ‘laboriosità’. Le donne inoltre preferivano dei compagni più anziani. Questo dato è stato riscontrato studiando le età dei coniugi in 27 Paesi: l le donne sposano molto frequentemente un uomo con età maggiore della propria.
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In tutte le culture, 37 maschi su 37 hanno detto di apprezzare le donne attraenti.
Questi studi di Buss sono molto interessanti, ma hanno il difetto di essere basati su campioni veramente piccoli, non rappresentativi della popolazione generale. Non sono state infatti sondate le risposte della popolazione residente nelle zone rurali, delle varie etnie e di un minor livello di istruzione. Inoltre, questi dati si basano su risposte individuali (self report), che possono mancare di validità ecologica (caratteristica di una procedura di ricerca che misura effettivamente ciò che presume di misurare).
Sprecher et al., (1994) hanno invece misurato le preferenze per la scelta del partner su 13.000 adulti non sposati. Gli intervistati hanno considerato 12 caratteristiche potenziali del/della partner utilizzando una scala di 7 punti. Come accaduto in precedenti studi, le donne sono apparse più disposte a sposare uomini di età maggiore della propria, con un buon lavoro e un buon guadagno, istruiti. L’aspetto maschile non era fra le caratteristiche più richieste.
I maschi hanno mostrato di preferire un modello completamente opposto al precedente (cioè donna più giovane, attraente, intelligente e non necessariamente occupata dal punto di vista lavorativo).
Buss & Schmitt (1993) hanno sottolineato che i rapporti di lungo termine nelle società avanzate durano poco (circa il 50% delle coppie divorziano in USA) e le persone si sposano più volte, magari dopo diversi adulteri. Entrambi i sessi dunque si coinvolgono in rapporti a breve termine, compiendo scelte diverse a seconda del tipo di relazione che desiderano instaurare.
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In un/una partner di lungo termine sono ad esempio da non prendere in considerazione le persone ‘noiose’, con ‘alito cattivo’, ‘prive di senso dell’umorismo’ ecc. Queste caratteristiche sono negative per le donne anche in un rapporto di breve termine, mentre l’uomo sarebbe disposto a passarci sopra. La donna sessualmente molto libera, ad esempio, viene scartata per un rapporto di lunga durata, ma può essere gradita per i rapporti di breve durata. Gli uomini non gradiscono le caratteristiche che segnalano la mancanza di interesse sessuale o il desiderio di coinvolgersi sentimentalmente nel rapporto di coppia. Entrambi i sessi hanno dato un punteggio molto elevato alla ‘capacità attrattiva’ di un/una partner a breve termine. Le donne hanno apprezzato molto la generosità maschile e trovato l’avarizia molto scoraggiante.
La maggior parte delle ricerche riguardano coppie eterosessuali. Bailey et al. (1994) hanno testato le preferenze per la scelta del partner in gruppi di omosessuali LGBT. Tutti i partecipanti omosessuali in genere hanno fornito valutazioni simili a quelle date da persone del sesso biologico opposto al proprio, con qualche eccezione: i gay, rispetto alle donne, sembrano privilegiare gli stimoli sessuali visivi. Gli uomini omosessuali attribuiscono inoltre minore valore alla gelosia rispetto agli uomini eterosessuali e un minore valore al fatto che il partner debba essere più giovane.
Regan (1998) ha scoperto ciò che entrambi i sessi desiderano in una storia a breve termine: capacità attrattive del/della partner (senza eccezioni). Per un’avventura la donna sceglie volentieri un uomo più maturo e con capacità sociali, mentre gli uomini, per storie di breve periodo, non hanno preferenze particolari e sono più disponibili a correre rischi. Nei partners di lungo periodo sia le donne sia gli uomini sono disponibili a non tenere troppo in considerazione le capacità interpersonali di lui/lei.
Wiederman e Dubois (1998) hanno sottolineato che le risposte date con il metodo del self report non sono attendibili e che pertanto non possono essere generalizzate. I self report sono infatti soggetti a pregiudizi e stereotipi culturali, anche per le preoccupazioni che i rispondenti possono avere riguardo alla propria onorabilità sociale. Questo può dare la sensazione che vi siano grandi differenze di genere, laddove invece non ce ne sono.
Dr. Giuliana Proietti
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Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI e ONLINE
● Attività libero professionale, prevalentemente online
● Saggista e Blogger
● Collaborazioni professionali ed elaborazione di test per quotidiani e periodici a diffusione nazionale
● Conduzione seminari di sviluppo personale
● Attività di formazione ed alta formazione presso Enti privati e pubblici
● Co-fondatrice dei Siti www.psicolinea.it, www.clinicadellacoppia.it, www.clinicadellatimidezza.it e delle attività loro collegate, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali e del loro legame con la sessualità.
Sito personale: www.giulianaproietti.it