Genitori si diventa: la transizione alla genitorialità
Sebbene l’arrivo di un figlio porti gioia e aspettative, la transizione alla genitorialità comporta problemi e difficoltà che trasformano profondamente la vita di una coppia. Cerchiamo di saperne di più.
Come è cambiata, nel tempo, la famiglia umana?
La famiglia umana si è sviluppata in primis per garantire la sopravvivenza dei più piccoli, proteggendoli dapprima contro le avversità naturali e gli animali feroci, in seguito anche contro i pericoli provenienti dalla società.
La sicurezza garantita dai genitori ha permesso ai piccoli di godere di una infanzia più lunga, nella quale non avevano bisogno di badare a se stessi, ma potevano imparare quanto occorreva sapere per divenire adulti maturi e autosufficienti, capaci di mantenersi e di mantenere a loro volta una famiglia.
Oggi il legame che tiene unita la famiglia non è più la sola necessità di sopravvivenza, ma anche la soddisfazione dei bisogni emotivi e il benessere psicologico, sia dei figli, sia dei genitori.
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Cosa si intende per transizione alla genitorialità?
La transizione alla genitorialità può essere vista come parte del “ciclo di vita familiare”, un modello teorico che descrive le varie fasi che una famiglia attraversa nel tempo. Dalla formazione della coppia fino alla nascita e alla crescita dei figli, ogni fase rappresenta una tappa specifica per gli individui coinvolti. Il passaggio alla genitorialità è una delle fasi più critiche, poiché comporta non solo l’assunzione di nuove responsabilità ma anche la ridefinizione dei ruoli all’interno della coppia.
Cosa succede alla coppia in questo periodo di transizione?
Durante questo periodo, i genitori devono affrontare vari compiti di sviluppo, come l’adattamento ai bisogni del neonato, la gestione del sonno interrotto e la ridefinizione del tempo personale. Le ricerche dimostrano che i cambiamenti nella routine e nei ruoli possono influire sul benessere mentale e fisico, con conseguenze sulla qualità della relazione di coppia e, soprattutto, sulla vita sessuale.
Cosa si intende per “costruzione sociale della genitorialità”?
Il focus di questo approccio è quello di osservare come le norme sociali modellino i comportamenti e le credenze sui ruoli genitoriali. La genitorialità, infatti, viene influenzata anche dalle esperienze pregresse, in primis il proprio rapporto con i genitori durante l’infanzia, che plasma le modalità di cura e attaccamento verso i figli.
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Cosa è la teoria dell’attaccamento?
E’ una teoria introdotta da John Bowlby, che evidenzia l’importanza di creare un legame sicuro con il proprio figlio, poiché esso rappresenterà, anche in futuro, la base per lo sviluppo emotivo e relazionale del bambino. Un genitore che offre una base sicura, con amore e supporto costante, favorisce una crescita equilibrata del figlio.
Perché dopo la nascita del bambino invece che provare gioia a volte si prova tristezza?
Le ricerche suggeriscono che, soprattutto nelle prime fasi, i neogenitori possono sperimentare un aumento dello stress, legato alla necessità di rispondere continuamente alle esigenze del bambino e di adattarsi alle nuove dinamiche familiari. Questi cambiamenti possono essere vissuti dalla coppia nel senso di un arricchimento della propria vita, tale da far passare in secondo piano i sacrifici richiesti, ma a volte le rinunce imposte dalla nuova situazione possono essere vissute come una perdita irreparabile, nonostante il piacere di aver avuto un figlio.
In particolare, le madri possono soffrire di depressione post-partum, una condizione che colpisce tra il 10 e il 20% delle donne dopo la nascita di un figlio.
In cosa consiste la depressione post partum?
Si tratta di una forma di depressione che emerge a causa dei cambiamenti ormonali, delle difficoltà legate alla nuova responsabilità e, talvolta, della mancanza di supporto sociale.
Anche i padri possono vivere questi momenti di depressione?
Si. Anche i padri possono vivere esperienze emotive intense, pur essendo meno frequentemente riconosciuti per i loro sforzi. Recenti studi hanno evidenziato che anche i padri possono soffrire di depressione post-partum, con sintomi simili a quelli vissuti dalle madri, sebbene spesso non diagnosticate.
E’ possibile che la nascita del figlio sia vissuta come una compensazione di antiche ferite o di bisogni attuali?
Si. Ad esempio, un genitore che ha avuto un’infanzia infelice potrebbe fare di tutto per proteggere il figlio da un analogo destino, ma proprio per questo potrebbe esagerare nella manifestazione del suo amore, in quanto non si accorge che questo comportamento non è volto a soddisfare le reali esigenze del bambino quanto a compensare, attraverso il figlio, le manchevolezze della propria infanzia.
Così, se nella propria infanzia si sono avuti pochi giocattoli rispetto ai propri amici, si potrebbe tendere a comprarne moltissimi al proprio figlio, facendogli perdere il significato del dono e l’amore verso le proprie cose (che possono a questo punto diventare troppe, inutili, facilmente rimpiazzabili).
A volte i genitori cercano, attraverso il figlio, una compensazione che riguarda non il proprio passato, ma il proprio presente: questo potrebbe portare ad accelerare il processo di crescita del figlio, nel tentativo di farne una persona capace di offrire gratificazioni di tipo adulto (affetto, interazione, amicizia).
Come si comporta un buon genitore?
Un buon genitore dovrebbe riuscire a creare e a trasmettere ai figli un’atmosfera di amore, accettazione ed empatia, incoraggiando i figli a crescere e a diventare via via sempre più indipendenti, in ragione della propria età e delle esperienze compiute.
Cosa può aiutare la coppia a compiere la transizione alla genitorialità nel modo migliore?
Un fattore determinante è la presenza di una rete di sostegno, come amici, parenti o servizi professionali, che riduce lo stress e favorisce un adattamento più sereno alla nuova realtà genitoriale. Le ricerche dimostrano che i genitori che ricevono supporto emotivo e pratico da familiari e amici sono meno esposti al rischio di depressione e stress cronico.
Quanto è utile il supporto professionale?
Il supporto professionale, come la psicoterapia, può aiutare i genitori a sviluppare competenze per affrontare le difficoltà legate alla genitorialità. Questo intervento mira a rafforzare la resilienza dei genitori, fornendo strumenti per migliorare la comunicazione all’interno della coppia e per affrontare le difficoltà quotidiane.
Con l’arrivo del primo bambino infatti, il partner viene investito del ruolo di genitore del proprio figlio, e da ciò prende il via tutta una serie di nuovi adattamenti che a volte impiegano anni per essere completati, riconosciuti e accettati.
Dr. Walter La Gatta
Intervista su Relazioni Familiari
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PSICOLOGO-PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGO
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