Essere il “vero” padre: dalla presunzione al DNA
Perché è importante per gli uomini sapere di essere il vero padre dei propri figli?
La psicologia evoluzionista ci ricorda in ogni sua ricerca ed in ogni suo scritto che è fondamentale per un uomo sapere di essere il padre dei suoi figli. Infatti, senza un legame biologico, l’amore paterno apparrebbe privo di fondamento.
Il numero dei test di paternità è in aumento?
Il numero dei test paternità effettuati ogni anno è aumentato ovunque, anche grazie ai test fatti dai papà incerti, che acquistano degli speciali kit su Internet per togliersi il dubbio.
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La paternità di un figlio nato da una coppia sposata viene attribuito, di fatto, al marito?
In molti stati del mondo le decisioni di paternità sono disciplinate secondo la storica common law inglese: un bambino nato in un matrimonio si presume che sia il prodotto di tale unione, a meno che il marito non sia impotente, sterile o lontano da casa al momento del concepimento (non sia, per la precisione, “di là dai quattro mari”).
Anche in Italia vige la presunzione di paternità. In altri termini, significa che se un bambino viene concepito durante il matrimonio si ritiene che sia figlio del marito della madre. Si parla di «presunzione» di paternità quando la nascita avviene almeno 180 giorni dopo il matrimonio e non oltre trecento giorni dall’annullamento o dal divorzio. La presunzione di paternità termina se sono decorsi trecento giorni dalla separazione o dal provvedimento con cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separatamente.
Una simile presunzione di paternità non vale per le coppie non sposate che, ai fini dell’attribuzione della maternità e della paternità, dovranno riconoscere il bambino, in modo congiunto, oppure, in modo separato.
E’ consentito il disconoscimento di paternità?
Molti stati consentono il disconoscimento, ma nella maggior parte dei casi, i giudici mettono l’interesse del minore prima di quello dell’uomo geneticamente “estraneo”, che inconsapevolmente diventa, per la società, il padre – e ciò significa, in altre parole, che gli viene richiesto anche il sostentamento dei figli. In Florida, nel 2007, una corte ha citato nella sentenza questo concetto: “Sono gli adulti che possono e debbono assorbire il dolore del tradimento, piuttosto che infliggere ulteriori tradimenti ai bambini coinvolti”.
In Italia, è possibile proporre l’azione di disconoscimento solo in tre ipotesi tassative:
1) mancata convivenza dei coniugi nel periodo compreso tra il trecentesimo ed il centottantesimo giorno prima del parto;
2) se, in questo stesso lasso di tempo, l’uomo era affetto da impotenza, anche solo di generare (come ad esempio ad una malattia poi curata);
3) se la moglie ha avuto una relazione extraconiugale e ha nascosto al marito la gravidanza e la nascita del figlio.
Questo vuol dire che un marito non può chiedere, ad esempio, di disconoscere un figlio che ha, a suo tempo, voluto riconoscere pur nella consapevolezza che non fosse proprio.
La terapia di coppia offre un percorso verso il cambiamento,
immediato e duraturo.
Quanti uomini potrebbero non sapere di non essere i veri padri?
Naturalmente i casi che vengono analizzati sono quelli che arrivano in Tribunale. Ci sono molti padri che non conoscono la verità biologica e non si sa quanti essi siano. La relazione più ampia e autorevole, pubblicata su Current Anthropology, nel 2006, ha analizzato decine di studi genetici. La relazione ha concluso che il 2 per cento degli uomini, uomini sposati che avevano tutte le ragioni per credere di essere i veri padri dei figli, in realtà non lo erano. Diversi studi indicano che il tasso sembra essere molto più alto tra i padri non sposati.
La genitorialità è necessariamente legata alla genetica?
A livello sociale è ormai ampiamente accettato che i legami biologici possano essere anche opzionali in una famiglia e che la genitorialità non sia necessariamente legata alla genetica. La tecnologia riproduttiva ha reso possibile che una donna metta a disposizione un suo ovulo e che questo venga fecondato con lo sperma di un altro uomo e che poi il prodotto del concepimento venga fatto annidare nell’utero di un’altra donna, la quale, dopo aver partorito potrebbe donare il bambino ad una coppia di genitori, non sempre di sesso diverso.
TUTTI GLI INTERVENTI DEI PROTAGONISTI DEL FESTIVAL DELLA COPPIA
Viste queste situazioni create dalla tecnologia riproduttiva, ha ancora un senso chiedersi: “E’ davvero mio figlio”?
Nell’interesse del minore, sicuramente ha davvero scarsa importanza comprendere chi siano realmente i genitori biologici.
Come sono andate, in passato, le cose in Italia?
In Italia, per fare un esempio, abbiamo la storia di un uomo di nome Remo Cipolli, il quale, nel 1945, denunciò la moglie, Quinta Orsini, per adulterio, e cercò di negare la paternità, dopo la nascita di un bambino che sembrava essere nero. Cipolli e sua moglie, vivevano in un piccolo paese vicino a Pisa, dove alla fine della seconda guerra mondiale erano stati di stanza alcuni soldati afroamericani. Il caso divenne famoso: il bambino era conosciuto come “il piccolo Moro di Pisa”. Alla fine, sebbene un tribunale civile abbia ritenuto la Orsini colpevole di adulterio, concluse che suo marito, Cipolli, era legalmente il padre del bambino. La presunzione coniugale era quindi uno strumento per sostenere la famiglia patriarcale. Era il marito che doveva vigilare sulla moglie perché non commettesse adulterio, e questo giustificava anche il cosiddetto “delitto d’onore”.
Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa
Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Psicoterapeuta Sessuologo
Tel. 348 3314908
Prima della scoperta del DNA c’erano altri metodi scientifici per determinare la paternità?
La scoperta dei gruppi sanguigni ABO all’inizio del secolo portò, negli anni Dieci del secolo scorso, alla ricerca del microbiologo polacco Ludwik Hirszfeld, il quale dimostrò che i gruppi sanguigni erano ereditabili. Nelle aule di tribunale, soprattutto in Europa, il gruppo sanguigno di madre e figlio divenne un metodo per escludere i padri presunti. La strategia ebbe molta risonanza, dal momento che il sangue fornisce molte delle nostre metafore sulla famiglia: legami di sangue, rapporti di sangue, il sangue stringe e l’acqua corre, e così via. Non era, tuttavia, una tecnica sicura: non funzionava, ad esempio, se una madre e suo figlio avevano lo stesso gruppo sanguigno. Né il gruppo sanguigno potrebbe identificare un padre sconosciuto: potrebbe solo escluderne uno presunto.
Quando sono arrivati i test genetici?
I test genetici si diffusero negli anni Sessanta: erano molto precisi e, con il tempo, lo sono diventati sempre di più. Il primo metodo utilizzato, che confrontava gli antigeni sui globuli bianchi di genitori e figli, poteva stabilire la paternità con un tasso di accuratezza dell’ottanta per cento. Negli anni Novanta, quando l’analisi PCR (reazione a catena della polimerasi) divenne la tecnica standard dei test di paternità genetica, l’accuratezza dei risultati salì al 99,9%.
Nel 2007, 23andMe è diventata la prima azienda a offrire test del DNA diretti al consumatore, utilizzando dei kit venduti per corrispondenza. Il test permetteva di usare un campione di saliva che le persone potevano facilmente raccogliere a casa.
Il test del DNA diretto al consumatore, o ciò che a volte viene chiamato genetica ricreativa, è ora un business multimiliardario. A febbraio 2019, ventisei milioni di persone avevano aggiunto il proprio DNA ai database delle quattro principali società del settore.
Festival della Coppia - La terapia di coppia dopo un tradimento
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Quanti sono, statisticamente, i casi di paternità erroneamente assegnata?
Alcune statistiche frequentemente citate sostengono che i casi di paternità erroneamente assegnata costituiscano tra il dieci e il trenta per cento di tutte le nascite: in realtà questi sono dati fuorvianti, poiché spesso si basano su dati di test richiesti da persone che già nutrivano dei dubbi sulla loro paternità. Quando i dati si basano su studi condotti per altri motivi (ad esempio, per esaminare le predisposizioni ereditarie a condizioni come la fibrosi cistica), i tassi di paternità erroneamente attribuiti sono compresi tra l’uno e il 3,7%.
Dr. Walter La Gatta
Intervista su Relazioni Familiari
Fonti:
New York Times
Informazioni sui kit disponibili in Rete
Legislazione italiana sul disconoscimento di paternità
Immagine:
Image by PublicDomainPictures from Pixabay

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